Writer's Palace

Party of the Century [titolo provvisorio], Fandom: Pokémon

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~A k i no YUUTSU;
view post Posted on 9/7/2012, 11:39




Mi sembrava troppo chiedere agli altri di fare copia e incolla con le loro parti, quindi mi occupo io del trasferimento del pezzo già scritto.



[Parte di ~A k i no YUUTSU;]

Da poco il sole era sorto, e i suoi pallidi raggi mattutini entrarono, già prepotenti, nella stanza di Blue, passando attraverso la finestra. La ragazza, accarezzata da quella luce insistente, si rigirò più volte nel letto, senza darsi pace. Ma il motivo di tanta agitazione non era il sole che innocentemente illuminava la sua stanza. La verità era che da fuori provenivano rumori sordi, tanto forti che in casa di Blue sembrava che le pareti vibrassero, che i vetri tremassero e che il letto traballasse.
Al limite della sopportazione, Blue si alzò di scatto e afferrò la sveglia che ticchettava sul comodino, con un gesto di stizza. Erano appena le otto. Chi diamine era quel solo al mondo che faceva tutto quel baccano di prima mattina? Non sapeva che uno dei bisogni primari della brava gente era quello di dormire?
Blue si rizzò a sedere sul letto disfatto, mentre le molle sotto al materasso cigolavano per l’ennesima volta. Odiava essere svegliata forzatamente, la metteva di cattivo umore. Non le capitava di essere destata in quel modo da quando si trovava confinata nel covo di Mask of Ice. Ripetere esperienza vissute in quel periodo sventurato della sua vita non poteva che urtare i suoi nervi, che sempre erano stati saldi ma non invincibili.
Si vestì, mentre un brusio concitato si levava a qualche isolato di distanza e un rombo ritmico faceva tremare il pavimento. Blue non aveva mai sentito nulla di quel genere nella sua frenetica vita, e non poteva immaginare che due enormi casse collegate ad uno stereo stessero diffondendo quel suono molesto per tutta Biancavilla.
Quando ebbe terminato mettendosi le scarpe e lavandosi i denti e il viso pallido, scese giù al primo piano, diretta verso l’uscita. Suo padre era già al lavoro, mentre sua madre continuava a dormire come un sasso, avendo il sonno pesante. Non aveva avvertito tutto quel marasma appena fuori casa. Blue aprì la porta d’ingresso, con fare timoroso. Come l’aprì un piccolo gruppo di Pidgey sfrecciò come impazzito davanti a lei, all’altezza dei suoi occhi, così vicino al suo naso da avvertire lo spostamento d’aria delle ali, il loro suono e persino un odore non troppo gradevole. Blue soffocò un grido e chiuse la porta immediatamente. E dire che era convinta di aver superato la paura per i volatili… Invece a quanto pareva era solo una piacevole illusione.
Ansimando, estrasse senza pensarci un PokeGear dalla borsa e, senza guardare, selezionò un nome a caso nella lista della scheda ‘telefono’. Chiamò e attese, sempre con la schiena appoggiata alla porta, con la mano che le tremava leggermente. Ma che stava facendo, chi stava chiamando? Stava per cedere alla tentazione di guardare il nome sul piccolo schermo, quando una voce maschile rispose dopo un solo beep.
“Pronto? Che c’è, ragazza fastidiosa?”
Fantastico, pensò Blue ironicamente. Era Green. Proprio la persona meno adatta a cui confidare le proprie ansie.
“…”
“Blue?” Fece il ragazzo, non udendo risposta da parte di lei.
“Ah, sì! Scusa sai! Mi sembrava che non ci fosse campo, e così ho fatto una prova…” Mentì lei. No, avrebbe preferito farsi impiccare piuttosto che dire a lui che fuori casa c’era un putiferio e che non appena aveva aperto la porta, dei Pidgey impazziti per il rumore le stavano per venire addosso.
“Che fastidiosa.” Disse Green. “Meno male che io mi alzo presto per andare a lavorare nella Palestra. Non mi pare l’ora adatta per disturbare la gente con queste frivolezze, comunque.”
Blue schioccò la lingua, indispettita. Evidentemente anche Green aveva fatto un’alzataccia, perché gli pareva fastidiosamente loquace. Gli attaccò il telefono in faccia e si rinfilò il PokeGear nella borsa. Lo preferiva di gran lunga quando stava più zitto e guardava tutti con freddezza, dall’alto verso il basso. Le pareva affascinante quando si comportava con arroganza, anche nei suoi confronti. Forse era masochista.
Green era comunque l’ultima persona a cui avrebbe confidato i suoi problemi. Ricordò per un attimo di aver sperato rispondesse Silver. Lui si sarebbe precipitato, anche mezzo addormentato e potenzialmente spettinato a darle non una mano, ma entrambe le braccia se fosse stato necessario. Ma si maledì per aver pensato una cosa del genere. Non andava bene appoggiarsi a lui così tanto, visto che lui le telefonava spesso, sempre in ansia per lei. Non avrebbe sopportato l’idea di approfittare così del suo affetto.
Si disse che doveva farsi forza, che degli stupidi uccelli rimbambiti dal chiasso non le sarebbero più andati addosso. Così aprì la porta senza più circospezione e uscì nel chiarore del mattino.

Ce l’aveva fatta. Era stata dura, c’era voluto tempo, ma aveva finalmente realizzato il suo sogno. Sì, Ash Ketchum era diventato un maestro di Pokemon. Non il primo, non l’unico, ma uno dei più forti, come da sempre sognava. Aveva sconfitto il suo rivale Diapo e la fortissima White in finale, ed aveva finalmente vinto la sua prima Lega Pokemon, quella di Unima.
C’era comunque un’ombra sul suo sogno. Ricordava le parole di Misty, non appena l’aveva ritrovata, di ritorno a Kanto. L’aveva incrociata a Smeraldopoli, mentre lui stava marciando per tornare a casa da vincitore. L’aveva salutata, e così aveva fatto Pikachu. Il piccolo topo elettrico stava già per lanciarsi tra le braccia della capopalestra dai capelli rossi, quando notò che l’espressione di lei era rimasta imperturbabile. Misty non rivolse loro neppure un sorriso, un saluto, un complimento. Disse solo poche fredde parole.
“Ora che hai realizzato il tuo sogno, cosa farai?”
Ash pensava che si fosse comportata in modo strano, e a pensare al tono con cui l’aveva sentita pronunciare quelle parole, un brivido gli percorse la schiena. Ma ora, su quel palco montato davanti casa sua apposta per lui, davanti a quel microfono che aspettava soltanto di far udire agli astanti la sua voce, e quella folla di gente acclamante che reggeva striscioni col suo nome, Ash pensò che non doveva pensare al passato, e neppure al futuro. Anche se ora che si era finalmente realizzato, il suo sogno effimero era svanito, quello era il momento della gloria, e lui doveva viverlo, vivere nel presente, come ogni ragazzo adolescente tende a fare.
Inspirò profondamente. Fece per parlare, ma nessun suono usciva dalla sua bocca. Non ce la faceva. Era teso, maledettamente in ansia. Eppure lui era il temerario Ash, il Maestro di Pokemon. Aveva affrontato sfide ai limiti dell’immaginabile. Non poteva permettere che la tensione divorasse le sue parole, e insieme ad esse, la sua felicità e la soddisfazione che si era illuso di provare in quell’istante in cui era salito sul gradino più alto del podio, con fra le mani quello stesso trofeo che ora si trovava ad un angolo del palco, dimenticato dal suo proprietario.
Lanciò numerose occhiate disperate al pubblico, cercando la certezza in chissà quale persona. Improvvisamente apparve in quel mare di gente quel viso che andava cercando.
Sospirò sollevato, poi chiamò il nome di Misty, dicendole di salire.
E, in silenzio, la folla si diradò per lasciar passare la ragazza minuta, fissandola, nel suo percorso che la portava verso il palco.
E lei si ritrovò a chiedersi, imbarazzata, perché non fosse rimasta a casa a dormire tranquillamente.


[Parte di Kohchan]

Il dolce suono del respiro di Paul aveva fatto a addormentare beatamente la sua compagna di viaggio, che trovandosi in circostanze di libertà limitata, aveva dormito con i suoi indumenti.
Non potendo andare in bagno, poiché piccolo e in condizioni non ottime, scartò l’idea di cambiarsi vicino al violaceo ragazzo. Fin dalla prima volta che i loro occhi si incontrarono lei formulò la teoria che in fondo in fondo lui è un grande pervertito.
Ovviamente se Paul avesse saputo quelle cose, il loro rapporto si sarebbe trasformato in un misto di litigi e occhiatacce.
Intanto i Pidgey canticchiavano all’alzarsi del sole nel cielo; e Lucinda, avendo dormito come uno Snorlax, non li ascoltava neanche.
Sapere di avere Paul nella stessa stanza le recava sicurezza e tranquillità. Inoltre la blunetta aveva una natura prettamente pigra, cosa che la sfavoriva.
Il problema di stare nella stessa stanza con Paul era semplicemente che il diciassettenne era un orologio svizzero; alle 7 in punto si alzava.
“Svegliati, che è mattina.”
La giovane aprì lentamente e con fatica gli occhi blu oltremare, sentendo il respiro di Paul vicino al suo naso.
Rendendosi conto della vicinanza dei due, spalancò gli occhi arrossendo. “Paul! Non svegliarmi co… così!”
Soddisfatto, il ragazzo si rimise in posizione eretta, aspettando la reazione della compagna.
“PAUL! Hai dormito senza maglietta con me dentro?!”
Paul sorrise sornione, confermando il fatto che divertirsi con lei non era mai stato così bello.


Blue accelerò il passo, sotto gli occhi basiti dei passanti. Andava di fretta, troppo di fretta, agitata dall’ultima chiamata ricevuta.
Il suo amico Red l’aveva chiamata con un certo entusiasmo, ridacchiando a ogni parola che pronunciava la ragazza.
“Fai in fretta!” Le disse. Lei ovviamente non aveva tanta voglia di correre, ma Red la preoccupava seriamente.
Per fortuna la casa del suo amico era vicina alla sua, in un attimo arrivò lì, ritrovandosi a suonare il campanello mezzo rotto.
“Blue!! Ho grandi notizie!” Esordì il suo compagno, aprendole la porta.
“E sentiamo…”
“Ti ricordi Ash? Ecco, ha vinto finalmente la Lega, e ci ha inviato a tutti ad una festa! Sarà mitico!”
Blue spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ha vinto?”
“Si! Visto che io devo andare a comprare i biglietti per il treno, tu vai ad avvisare tutti quanti!”
“E perché proprio io?” Sbuffò contrariata lei.
“Perché io non posso.” Detto questo, la spinse verso la porta.
“Ciao a domani!” Concluse, chiudendole la porta in faccia.
La castana continuò a guardarsi intorno spaesata, per poi domandarsi …
“Ma una telefonata no?”

Paul, ormai affranto, si lasciò sfuggire un sospiro.
Aveva aspettato troppo tempo; Lucinda era rimasta blindata dentro quel bagno da più di un’oretta.
Si “tuffò” nel letto della ragazza, assaporando quell’aroma che proveniva dal cuscino biancastro.
Era profondamente cambiato; era diventato più dolce, più rispettoso, più aperto, dopo quell’episodio.
I ricordi gli tornarono in mente...
Quel maledetto Pokèmon, quel maledetto Pokèmon aveva rovinato la sua vita e quella di Lucinda.
Quando fece per afferrare la prima cosa che gli sarebbe capitata in mano per scaraventarla a terra, notò che il cellulare della sua compagna di stanza aveva il display illuminato.
Un messaggio.
Ecco, in quei momenti Paul si sentiva in grande difficoltà, per il semplice fatto che sì, non voleva impicciarsi degli affari degli altri, però sentiva dentro di sé quella voglia di sapere chi si permetteva di rompere le scatole a Lucinda a quell’ora.
“Lucinda, ti è arrivato un messaggio.”
“Leggilo te!” Sentì urlare da dietro la porta.
Il ragazzo si sorprese della fiducia e della sicurezza di Lucinda; si fidava davvero di lui?
Fatto sta che non se lo fece ripetere due volte e aprì quel cellulare rosa.
Quando lesse in nome del mittente si infastidì al tal punto da arricciare il naso in modo quasi bambinesco.
“Te lo leggo ad alta voce, è da Ash:
Lucinda, ciao! E’ da parecchio che non mi faccio più sentire e la cosa mi intristisce parecchio. So per certo che tu adesso starai viaggiando, non so con chi e dove, ma spero che tu te la stia passando bene. Ti ho scritto per invitarti ad una festa che sto organizzando per la vittoria della Lega! Esatto, sono diventato un Maestro Pokèmon! Fammi sapere se verrai o no! A presto! Ash.”
Attese la risposta della sua amica, inarcando le sopracciglia.
“Ma ovvio che ci andiamo!”
La porta si spalancò di colpo, facendo saltare di paura Paul.
“Davvero tu voi andare a quella festa? Sarà una noia…”
“Vedi sempre tutto molto negativamente. Dai, che ce la spasseremo. E poi io non vado da nessuna parte senza di…” Arrossì leggermente. “…Te.”
“Allora andiamo.” Replicò freddamente lui.
La discussione finì con abbraccio e con dei gridolini di gioia.
Paul sapeva che non ce l’avrebbe fatta a rivedere il suo vecchio rivale.
E soprattutto …
Come avrebbe spiegato che i due non sono nel bel mezzo di una relazione adolescenziale?


[Parte di Berserker Eagle]

Chiunque avrebbe assistito ad una scena del genere l'avrebbe presa per pazza, Sandra questo lo sapeva bene.
In fondo vedere la Capopalestra di Ebanoboli camminare avanti e indietro con un cipiglio decisamente furioso, seguita dallo sguardo, tanto preoccupato quanto divertito, del suo Kingdra non era una cosa da tutti i giorni. E di sicuro qualcuno aveva notato quel bizzarro quadretto, considerando il fatto che Sandra stava camminando, se il passo marziale della ragazza poteva essere definito camminare, accanto al lago che portava alla Tana Del Drago, stesso lago nel quale il suo Kingdra sguazzava placidamente a pochi metri dalla sua allenatrice.
Eppure Sandra sapeva bene che allo stato attuale la sua immagine era per lei l'ultimo dei suoi problemi.
La Capopalestra si lasciò cadere sul bordo del lago, rabbrividendo al contatto delle sue gambe con l'acqua innaturalmente gelida, mentre ripensava alla discussione avuta qualche ora prima.

Il santuario della Tana del Drago era immerso nella penombra, come ogni volta che Sandra vi era entrata.
La ragazza si guardò intorno, costatando che l'intrecciarsi delle ombre creava ancora quegli intricati arabeschi che tanto l’avevano spaventata hai tempi dell'infanzia.
Quel luogo aveva una sacralità intrinseca: ogni volta che Sandra vi entrava si sentiva osservata, studiata, quasi un mostro fosse in agguato, pronta ad inghiottirla per intero.
Ma tutta l'inquietudine che Sandra provava svanì di colpo, soppiantata da un lieve istinto omicida.
Sandra prendeva il suo "Rango" di Capopalestra, forse per la difficoltà nell'ottenerlo, forse per un presunto senso di inferiorità verso qualcuno, in modo molto serio, quasi hai limiti del sopportabile.
Forse per questo motivo non vedere traccia di suo Nonno, altresì detto L'anziano di Ebanoboli, dopo essere stata convocata dal suddetto le procurava un non indifferente prurito alle mani.
Ad un tratto la voce di suo nonno la strappò alle sue mute lamentele
- Oh, eccoti qua, ero andato un secondo a fare un passeggiata-
Sandra si girò lentamente, osservando l'Anziano: la prima cosa che colpiva di quel vecchietto erano gli occhi, vivaci ed attenti, più simili a quelli di un giovane che di un vecchio, l'età imprecisata, capelli grigi ed una curata Barba bianca.
Ora, non che Sandra provasse particolare astio per quel che era, a conti i fatti, suo nonno.
Anzi, a dirla tutta la Domadraghi gli voleva un gran bene.
Ma, dannazione, non era possibile che quel vecchietto si intromettesse sempre nelle sue decisioni!
Non era lei la Capopalestra di Ebanoboli? Allora per quale recondito motivo lui doveva obbligarla a dare la sua medaglia ad un allenatore.
Che poi il suddetto allenatore l'avesse battuta era un altro paio di maniche....
I vaneggiamenti di Sandra furono interrotti, nuovamente, dall’ anziano, che chiese.
-Ti ricordi di quell'Allenatore...Ash, mi sembra-
A Sandra non venne in mente niente, in fondo come poteva ricordare tutti gli allenatori in erba che sconfiggeva?
-Quello che ti ha battuta-
Un'irritante capello rosso lampeggio come un segnale nella testa di Sandra....e lei odiava il rosso.
-Buon Allenatore, un po' troppo ingenuo,ma dotato- Rispose Sandra neutra: quel ragazzino le aveva fatto una buona impressione..e l'aveva battuta, cosa, si disse Sandra, non da tutti, ma sinceramente ora era troppo occupata nel cercare di capire cosa voleva quel pazzo davanti a lei.
- è diventato campione della lega di Unima-
Campione...quella era un'altra parola fastidiosa, forse a causa del fatto che l'unico campione che conosceva era oltremodo irritante.
-Quindi? Chiese la ragazza, desiderosa di chiudere la discussione: quando l'Anziano la tirava per le lunghe, significava solo una cosa, quello che era in procinto di dire starebbe stato un brutto colpo per la sua sanità mentale.
-Poiché sembra stia organizzando una festa....- L'anziano si interruppe, osservando la reazione di Sandra, che lo fissava con un grande punto interrogativo sulla testa - Tu andrai a quella festa e cercherai di capire cosa serve per essere un Campione-


Sandra si sedette a ridosso di un albero, mentre guardava Kingdra lanciarle uno sguardo seccato, per poi ricominciare a fendere pigramente l'acqua del laghetto.
Il messaggio non poteva essere più chiaro di cosi
"se non vuoi, non ci andare"
Sandra chiuse gli occhi, indecisa...Kingdra aveva ragione,eppure....


Era appurato, il Buonsenso di suo Nonno aveva fatto armi e bagagli ed era partito per una destinazione ignota.
Cioè, Sandra era a conoscenza che L'Anziano non era ne il massimo della chiarezza ne il massimo della normalità , ma qui si sconfinava nell'assurdo.
La Domadraghi si impose di calmarsi mentre intanto diceva.
-Allora...io,L'unica Capopalestra di Johnto in grado di rivaleggiare con un Superquattro, dovrei andare alla festa di un moccioso per imparare come essere un Buon Allenatore? la voce di Sandra si era abbassata pericolosamente, diventando quasi un ringhio.
-Un moccioso che ti ha battuta- Rimarcò l'Anziano.
-Non esiste che io......
-Lance parte oggi, evidentemente ha capito quanto possa essere utile-

"Se Lance parte, io non posso essere da meno"
Sandra stava ancora li, indecisa su cosa fare....da una parte tutta quella storia era senza senso, dall'altra parte non riusciva ad accettare il fatto che
Lance andasse e lei no, era....
Una brezza leggera diede un taglio netto e deciso hai pensieri di Sandra, che riconobbe subito quel vento.
Un drago sta atterrando qui vicino
La Domadraghi si alzò con uno sbuffo seccato, richiamando Kingdra nella pokeball con un gesto stizzito, dopodiché si avviò verso la fonte di quel vento improvviso, chiedendosi chi era l'unico abbastanza idiota da far atterrare un drago nel bel mezzo di una città.... e, purtroppo, conoscendo già la risposta.

L'anziano di Ebanoboli sbuffò, seccato.
Sandra era già andata via da un bel po', e di certo non aveva gradito la sua richiesta.
"Lance mi deve un grosso favore"

Era ormai mezzogiorno inoltrato, e gran parte delle persone, chi per fame chi per sfuggire al caldo rovente, erano barricate in casa.
Eppure in casa di Red nessuno aveva ancora mangiato.
Non che fosse una cosa sorprendente, si disse Red, straiato all'ombra di un albero, senza fiato.
Il trillo del Pokegear lo scosse dai suoi pensieri.
Maledicendo il giorno in cui aveva installato la scheda telefono in quell’aggeggio, Red diede un'occhiata al display, cercando di capire chi l'aveva disturbato.
Quando capì che ha chiamarlo era stata Blue, decise, finalmente, di rispondere.
-Red, ci sei? chiese la ragazza, la voce leggermente gracchiante, forse a causa del Pokegear.
-Si, che succede? Rispose Red, incuriosito.
-Ho avvertito quasi tutti, ma Yellow non risponde, tu hai qualche idea? Sai dove potrebbe essere?
Il ragazzo si concesse un po' di tempo per pensare.
ma certo
di sicuro si trovava la.
Red stava per riferire il posto a Blue, ma lei lo anticipò, dicendo
-Io devo ancora avvertire qualcuno, puoi pensarci te? Grazie!
Prime che Red potesse fare qualsiasi cosa, il segnale di fine chiamata sancì la fine della conversazione.
"Senza possibilità di appello" si disse Red, contrariato.
Lui doveva ancora finire di allenarsi:se Ash era diventato un Maestro Pokemon, il Campione di Kanto non poteva certo sfigurare nel duello che ci sarebbe stato!
Il Campione di Kanto soppesò le due alternative: allenarsi in vista del duello che aveva preventivato di fare con Ash, oppure andare da Yellow.....
Pochi minuti dopo il boschetto era vuoto, e Red già in viaggio


[Parte di SoulNiky]

Red camminava tranquillo, immerso nel verde di quell'immensa foresta. Gli alberi facevano filtrare un po' di sole dalle loro fronde, creando alcuni giochi di luce . In lontananza si poteva udire il dolce suono dell'acqua che scorreva in un ruscello.
Alcuni pidgey cinguettavano felici, era proprio un luogo magico.
Il ragazzo si guardò intorno, stava cercando qualcosa; o più precisamente qualcuno... Il problema era che lui non conosceva bene quel bosco, più volte si era perso senza rendersene conto.
-Il mio senso dell'orientamento fa proprio pena...-
il topolino giallo che seguiva l'allenatore annuì convinto.
Continuarono a camminare per alcuni minuti poi si fermarono; ma non perchè fossero stanchi:Red era rovinosamente caduto in terra.
-Ma porc...!insomma guarda tu cosa combino!E tu smettila di ridere!- il pikachu rideva tenendosi il pancino peloso con le zampine.
Il sedicenne si alzò in piedi un po' dolorante.Si tolse un po' di terra dai pantaloni e dalla felpa, ormai pieni di macchie verdi e marroni.
-Ma su cosa sono inciampato...Ma questo..!!!!-
raccolse uno zaino verde e un quaderno -Questi sono suoi!Allora deve essere qui vicino!- Raccolse gli oggetti e si rimise in cammino.
Evitò alcune radici ( non aveva nessuna intenzione di cadere di nuovo),
e finalmente la vide.
Era appoggiata a un tronco e dormiva serena. I capelli biondi erano sciolti, ed alcune ciocche ribelli le erano cadute su gli occhi chiusi.
Il grande cappello di paglia era appoggiato sul prato, vicino alla lunga canna da pesca.
Accanto a lei riposava chu-chu, la sua pikachu, che appena li sentì arrivare li corse incontro; o più precisamente corse incontro a pika.
Il moro guardò i due pokèmon scambiarsi alcune coccole.
Imbarazzato si avvicinò alla bionda che non si era ancora accorta di niente -Yellow...- provò a chiamarla ma la ragazza non si svegliava
Si avvicinò un po' di più -Yellow!- niente da fare, aveva il sonno pesante.
Red si avvicinò ancora di più, forse un po' troppo data la poca distanza dal viso della ragazza. Prese un bel respiro e poi urlò -YELLOW!-


Crystal stava sistemando alcune pokèball su gli scaffali del laboratorio. Ormai era diventata l'assistente del professor Oak a tutti gli effetti. La sua capacità di poter catturare i pokèmon in pochi attimi era stata dalla sua parte fin dall'inizio. Il professore si era subito fidato di lei, e la ragazza era felicissima di poter imparare sempre qualcosa di nuovo grazie alle ricerche dell'uomo.
Si a Crystal piaceva catturare pokèmon e studiarli. Già ma era quello che voleva?
Alcune volte rifletteva sulla sua scelta. Le venivano in mente le mille avventure passate in compagnia dei suoi migliori amici.
E quella telefonata di certo non l'aiutava. Blue l'aveva contattata riferendole che finalmente Ash era diventato pokèmon master, e aveva invitato tutti ad una mega festa. Lei ,troppo presa da un lavoro, le aveva risposto un veloce “si certo che ci sarò” ;ma ora non ne era molto sicura. Certo ci sarebbero stati i suoi amici ma a lei le feste non piaceva molto, troppa gente , troppa confusione.
Mentre rifletteva la porta del laboratorio si aprì sbattendo contro il muro, facendole cadere la sfera che stava appoggiando allo scaffale. Il pokèmon al suo interno uscì, e più veloce che poté scappò passando dalla porta appena aperta.
La blu girò la testa, e si ritrovò guardare due occhi dorati di un ragazzo che sorrideva divertito.
L'allevatrice rimase alcuni secondi interdetta, e questo servì all'allenatore per entrare ed accomodarsi pesantemente su di una sedia girevole, sedendosi al contrario e appoggiando le braccia allo schienale.
-Allora Crys come va? Ricevuta la grande notizia?-
Crystal sospirò, scese dalla scaletta sul quale era salita e sorrise di rimando al nuovo venuto.
-Ciao Gold -


Yellow si stava ancora massaggiando la testa. Era sicura che le sarebbe venuto un bernoccolo.
Stava dormendo tranquillamente, quando all'improvviso un urlo l'aveva svegliata, spaventandola. Ma proprio per via dello spavento aveva alzato la testa di scatto, andando a battere la fronte contro qualcosa.
Quel qualcosa era la testa di Red, e appena l'aveva capito era arrossita leggermente.
La bionda si legò i lunghi capelli con un elastico nero
-Dimmi Red, perchè mi hai svegliato?-
Il moro, che si stava ancora massaggiando la fronte, le si avvicinò
-Blue mi ha detto che non è riuscita a trovarti quindi sono venuto a cercarti-
La quattordicenne si sistemò il grande cappello di paglia con le due piume colorate, e impugno la sua canna da pesca
-E perchè Blue mi cercava?-
-Perchè voleva informarti sulla grande novità!-
La ragazza lo guardò ancora un po' assonata -Grande novità?-
Il moro annuì -Si!Devi sapere che Ash sta organizzando una festa visto la sua vittoria alla lega di Unima. E noi siamo tutti invitati!-
 
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Lady_Mei~
view post Posted on 28/7/2012, 21:51




Parte di Lady_Mei~

Si era lasciata raggirare come una sciocca, cedendo a quel vile ricatto senza battere ciglio. Aveva accettato di accompagnare Lance, sebbene non lo volesse affatto, per colpa di quell’attimo di debolezza che l’aveva fatta vacillare e cadere.
Perché non era stata in grado di trovare le parole adatte per ribellarsi al volere di suo nonno? Ancora non riusciva a trovare una risposta capace di giustificare quello sciocco comportamento. Lei, solitamente combattiva e testarda, si era tramutata in un docile agnellino non appena il Maestro aveva pronunciato il nome del tanto odiato cugino.
Sandra sbuffò sonoramente, assestando un violento pugno contro il muro di camera sua. Imprecò, senza alcun ritegno, contro quel dannato Domadraghi e la sua arrendevolezza. Poco le importava se quell’atteggiamento non si addiceva ad una ragazza della sua età: la sua rabbia pretendeva di mostrarsi in tutta la sua crudele bellezza.
Perché tutti si ostinavano a imporle il proprio volere, senza prima chiederle un parere? Perché pretendevano di decidere anche per lei, non tenendo conto delle sue opinioni?
Non aveva alcun motivo di recarsi a quella sciocca e infantile festa, tantomeno per incontrare quel marmocchio che aveva osato sconfiggerla anni addietro. Non aveva nessuna intenzione di condividere la sua gioia, né di doversi congratulare con lui per il successo appena ottenuto. E poi, chi le diceva che la sua presenza sarebbe stata gradita? Dopotutto, si erano incontrati e scontrati una sola volta, giusto per mera diplomazia e perché costretti a farlo. Non si sarebbe affatto meravigliata se il neo Campione non si sarebbe ricordato di lei.
In sostanza, per quale motivo doveva andare a Unima? Solo per stasersene immobile, in un angolo, osservando con aria inespressiva tutti gli altri perdenti che si congratulavano con quel moccioso? Avrebbe preferito di gran lunga impegnare tutte le sue energie in intere giornate di spossante allenamento, piuttosto che dover sprecare il suo tempo in quel modo inutile.
Doveva assolutamente raddoppiare le ore dell’addestramento, se voleva raggiungere il livello di Lance. Più il tempo scorreva, più la distanza tra loro due aumentava. Non poteva assolutamente permetterlo! Ne andava del suo orgoglio e del suo onore.
Lasciare la Palestra nelle mani di suo Nonno, poi, sarebbe stata una vera e propria follia. Avrebbe venduto la Medaglia a qualsiasi Allenatore, purché gli rispondesse baggianate del tipo “Amo i Pokèmon!”, magari spargendo qua e là petali di ciliegio. La sua dignità e nomea ne avrebbe risentito alquanto, se ciò sarebbe accaduto.
No, doveva assolutamente rimanere ad Ebanopoli. Più ci pensava, e più se ne convinceva.
“Tu andrai a quella festa e cercherai di capire cosa serve per essere un Campione”.
Ironia della sorte, il gioviale volto di Ash si stagliò sullo schermo della televisione, quasi facendosi beffe di lei e della sua ira funesta.
Avrebbe dovuto imparare che cos’era un vero Campione da un idiota come lui?! Non aveva alcun senso! Come avrebbe potuto quel bambino insegnarle il vero valore di un Allenatore?
Aveva vinto per mera fortuna contro di lei, solo perché quel Charizard aveva osato imbucarsi nella loro lotta. Non poteva essere davvero migliore di lei! Non sarebbe stato lui ad aiutarla a diventare come Lance.
Quella era la sua sfida personale e l’avrebbe vinta da sola, com’era giusto che fosse.
Istintivamente mise a confronto le immagini di Ash e Lance, per capire ciò che accomunava i due Capi delle Leghe. Più si sforzava di cercare almeno una somiglianza, meno ne trovava. Erano diversi come il giorno e la notte, troppo differenti per essere anche solo paragonati.
Il mio Lance è meglio di quello stupido idiota.
Avvampò, imprecando senza alcun ritegno, non appena si capacitò di ciò che aveva pensato. Da quando in qua nutriva un così grande affetto nei confronti di quel borioso Domadraghi, lo stesso che aveva osato umiliarla più volte di fronte agli occhi del loro Maestro?
Perché aveva pensato a lui in quel modo fin troppo amichevole, invece di ricoprirlo d’insulti come realmente meritava? Dopotutto, era colpa sua se lei si trovava in quella schifosa situazione!
Istintivamente, afferrò la sua benamata frusta, per poi far mulinare quella corda di cuio in una danza rabbiosa e letale. Colpì ogni cosa, nel vano tentativo di sopire la rabbia cieca, incurante di distruggere tutto ciò che vi era in quella stanza.
Solo quando, all’improvviso, un urlo giunse alle sue orecchie, si fermò. Si voltò di scatto, preoccupata per aver colpito un povero innocente, vittima del suo astio. Ma, quando il suo sguardo incrociò quello delle iridi color miele di Lance, ritirò immediatamente quello “Scusami” che minacciava di scivolare dalle sue labbra.
Sfoderò, invece, un’espressione furente, additando poi il Campione con indignazione e astio. – Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia?! – sibilò, trattenendosi a stento dall’assestargli un cazzotto in pieno volto. Sarebbe stato un modo alquanto efficace per fagli capire quanto era poco gradita la sua presenza. – Esci subito di qui, prima che io ti…
- Frena i bollenti spiriti, San. Non sono qui per prenderti in giro o che – le disse calmo e pacato come non mai, esibendo poi un sorriso dolce e carico di comprensione. Per un attimo, le sembrò quasi di essere presa in giro. – Anzi, ti ho portato un regalo per farmi perdonare.
Sandra inarcò un sopracciglio, incredula. Da quando in qua suo cugino le regalava qualcosa? Per chiederle scusa, poi! Stentava a credere in quelle dolci parole. Doveva trattarsi sicuramente di uno scherzo.
- Un regalo per me…? – esclamò infatti con sospetto, socchiudendo gli occhi fino a farli divenire due fessure. Scrutò con curiosità e timore le mani di Lance giunte dietro la sua schiena, domandandosi che cosa potessero nascondere.
- Ho pensato che ti sarebbe servito un abito nuovo per la festa – mormorò deciso, tradendo però una certa emozione nelle sue parole. – Perciò te ne ho comprato uno io. Spero di aver azzeccato le tue misure, però.
Un luccicante vestito color ghiaccio si presentò davanti agli occhi della Capopalestra in tutta la sua rara beltà, abbagliandola col suo splendore. Pur essendo un abito molto semplice, era finemente decorato con gemme che sembravano cristalli di ghiaccio.
Elegante, ma anche letale. Con indosso quella veste, avrebbe attirato l’attenzione di tutti, e finalmente avrebbero notato la bellezza di cui tanto si vantava.
Sebbene fosse così femminile, non le dispiaceva affatto.
- Lan, questo vestito è… - perfetto, avrebbe voluto dire. Ma dalla sua bocca scivolarono altre parole, molto più taglienti e meno educate. – Terribile! Ma ti pare che io, abituata come sono a tute aderenti, possa girare conciata in questo modo?
Si pentì subito dopo di ciò che aveva osato dire. Perché aveva espresso quel pensiero, così falso e distante dalla realtà? Perché non aveva avuto il coraggio di dire la verità?
E perché, nonostante Lance stesse ridendo divertito, si sentiva così dispiaciuta per averlo trattato così in malomodo?

Spalancò gli occhi, ritrovandosi di nuovo immerso nelle accoglienti tenebre di camera sua. Sudato e ansimante come non mai, Touya fece leva sulle braccia per mettersi seduto sul suo morbido e confortevole letto.
Ancora una volta lo stesso incubo aveva fatto capolino nel suo placido sogno, tormentandolo e svegliandolo brutalmente. Il ghigno sadico di Ghecis aveva nuovamente infranto le sue fantasie, rovinandole e storpiandole senza alcuna pietà.
Quel mentecatto minacciava di tornare ad Unima, come sempre, e di vendicarsi di lui e di sua sorella, perché avevano osato sgominare la sua malvagia associazione. E, come da consuetudine ormai, se n’era andato, sibilando malignamente un bel “Vi porterò via ciò che vi è più caro al mondo!”.
Mai come quella volta, però, l’incubo era stato così nitido e vivido. Per un attimo, aveva temuto di essersi scontrato con la realtà, invece che con un mero frutto della sua tormentata immaginazione.
Poteva ancora vedersi, a terra, sconfitto, mentre quella carogna trascinava con sé suo figlio, il povero Natural. Gli pareva ancora di vedere la sua gemella piangere disperata, mentre abbracciava il suo Serperior esanime, incapace di fare alcunché per salvare il giovane Harmonia.
Per fortuna che si era trattato solo di un brutto sogno.
Il castano si voltò istintivamente verso il letto della sorella, sfoderando un sorriso tenero. Sicuramente il suo animo si sarebbe placato, una volta vista Touko sonnecchiante e abbracciata al suo Oshawott di peluche.
Ma lei non c’era.
Touya scattò in piedi, terrorizzato come non mai. Il suo cuore prese a battere violentemente nel petto, quasi minacciasse di scoppiare da un momento all’altro.
Cercò di tranquillizzarsi, ipotizzando che sua sorella fosse andata in bango. Ma se invece fosse scomparsa da molto più tempo, senza che lui se ne accorgesse?
Che Ghecis fosse davvero tornato, come aveva annunciato nel suo sogno? Era una follia, ne era sicuro, ma un dubbio atroce aveva messo le radici nel suo animo, intossiscandolo e conducendolo alla pazzia.
Si avviò a passo spedito verso di bagno, spalancandone la porta, incurante se la sorella si trovasse lì o meno. Poco gli importava di ricevere insulti e cazzotti, in quel momento. Sempre meglio quelli di un Ghecis assetato di vendetta e pronto a privarlo di tutto ciò che aveva di più prezioso.
Si irrigidì improvvisamente, non appena un vociare confuso giunse alle sue orecchie. Urla assordanti lo turbarono, facendogli presagire il peggio. Da quanto aveva capito, sembravano provenire dalla cucina.
Fece appena in tempo a muovere in passo, che un grido agonizzante lo investì, facendolo barcollare e tremare di paura. Sembrava proprio la voce di sua sorella Touko! Qualcuno doveva essere entrato in casa per aggredirli, ormai ne era certo.
Si precipitò giù dalle scale, correndo all’impazzata, mentre i sudori freddi imperlavano il suo volto provato. La determinazione ebbe la meglio sulla paura, e l’amore fraterno vinse il panico.
- Resisti, ti salvo io! – urlò, spalancando con un calcio la porta che conduceva alla cucina. Come mise piede nella stanza, però, un cuscino lo colpì in pieno viso.
- Stai zitto, cretino! Non si capisce niente, se urli come uno schizzato!
La voce dura e fredda di Touko lo schiaffeggiò, smorzando brutalmente tutto il suo coraggio. Touya strabuzzò gli occhi, incredulo, non appena si capacitò di ciò che davvero stava succedendo in quella maledetta stanza.
Sul televisore si intravedevano immagini intrise di morte, sangue e ossa spolpate. Il castano rabbridì di terrore, non appena uno zombie fece improvvisamente la sua comparsa, terrorizzando a morte chi osava fissare quella scena atroce.
Con sua enorme sorpresa, Touko cominciò a ridere, quasi divertita, di fronte alla paura delle povere vittime di quel mostro. A quanto pareva, nulla sembrava in grado di farle paura. N, invece, strillava come un ossesso, rannicchiandosi accanto a Touko e tremando di paura.
Si trattava solo di un normale quadretto famigliare, se non fosse stato per la presenza del suddetto rivale.
Perché N è qui, in casa mia?
- Oh, ciao, Touya caro! – esclamò il Principe, quasi in risposta alla sua silenziosa domanda. Sorrise di cuore, non appena lo notò. – Vuoi vedere anche tu questo film?
- Perché sei qui? E come diavolo ci sei arrivato?! – domandò Touya, ancora scosso, inarcando un sopracciglio con curiosità. Quel ragazzo non avrebbe mai smesso di stupirlo, ne era sicuro.
- Questo maniaco è entrato dalla finestra di camera nostra, ed è rimasto lì a fissarci per una buona mezz’ora mentre dormivamo – rispose la sorella, assestando una pacca sul capo dell’Harmonia. Non sembrava aver gradito quell’improvvisa intrusione, nonostante adorasse il giovane amico. – C’è mancato poco che lo scambiassi per un ladro, quando mi ha svegliata.
Il loro piccolo battibecco fu improvvisamente interrotto da una voce femminile, che annunciava una notizia straordinaria al telegiornale. Touya si sedette al fianco di N, ascoltando incuriosito l’improvviso e inaspettato annuncio.
Da quanto la donna diceva, un certo Ash, un Allenatore proveniente da Kanto, era diventato Campione di Unima.
Davvero quel bambinetto era stato capace di deporre il vecchio Capo della Lega dal suo trono? Gli sembrava a dir poco assurdo, se non da film horror. L’intera regione sarebbe stata in mano a quel bambino dall’aria inaffidabile.
- Siamo messi bene – sbottò Touko, incrociando le braccia al petto, non appena scorse il volto della loro nuova Guida. – Ci siamo ridotti a farci comandare da un marmocchio. Che bello.
- Tra pochi giorni, il nuovo Campione organizzerà una festa per condividere col mondo intero il suo successo. Tutti gli abitanti di Unima sono caldamente invitati a partecipare! – concluse l’inviata speciale, prima di ridarre la linea allo studio. Passarono alcuni attimi, e sullo schermo si stagliò ancora la faccia dello zombie.
Ma nessuno lo stava più guardando.
- Natural Harmonia Gropius – esclamò Touko, scattando in piedi e additandolo con grinta. – Noi dobbiamo assolutamente andare a quella festa! E tu sarai il mio Principe!
N sbattè più volte le ciglia, incredulo, esibendo un’espressione innocente e alquanto dispiaciuta. Con l’indice tremulo, indicò il povero Touya al suo fianco. – In realtà, volevo essere la Principessa di Tou-kun…
Un silenzio agghiacciante piombò nella stanza, prima che i due fratelli scoppiassero in una sonora risata. Perché era ovvio che N stesse scherzando,.
O forse no?
 
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†Hooded the dark dream†
view post Posted on 4/8/2012, 14:03




Parte di "Hooded the dark dream"

Nella vita c'è chi mira a due sole cose: i soldi e catturare Pikachu, ma dopotutto la prima è la conseguenza della seconda. Su una collinetta sperduta tre malcapitati stavano escogitando qualcosa. Vagavano ormai da giorni senza una meta, sempre con i loro obiettivi ben sasldi nella mente. Pikachu per questi tre era diventata un ossessione, ormai l'unico scopo per la quale combattevano con così tanto affiatamento, purtroppo i risultati erano sempre pessimi.
Jassie e James si distraevano l’un l’altro litigandosi un biscotto come loro solito, la parte tecnica dei piani spettava a Meowth. Dopo una lunga lotta per il biscotto i due litiganti si accasciarono a terra, non era male passare del tempo ad osservare il cielo su un prato verde ancora pieno di rugiada.
James ebbe tempo per pensare al passato, alle sue scelte, al fatto che sarebbe potuto tornare a casa. Da quando si era unito al Team Rocket non aveva fatto che subire sconfitte, ma era sicuro di aver trovato qualcosa in fin dei conti. Un calore che non aveva mai sentito in passato, finalmente si sentiva diverso, non era costretto a scappare da Jessie o da Meowth, loro erano tutto ciò che poteva desiderare.
-Ehi, conti di rimanere a dormire lì tutto il giorno?-chiese Jessie, ma non si sentì quasi la sua voce, non riusciva a dormire da giorni aspettando che Meowth spiegasse i risultati dei suoi piani, le era stato promesso qualcosa di unico e irripetibile, era eccitatissima.-Allora, a che punto siamo?
Meowth si girò verso i suoi compagni con uno strano sorriso stampato sul volto, era la volta buona questa, se lo sentiva. Eppure James non ne era del tutto certo, cosa avrebbe mai potuto escogitare questa volta per creare un piano perfetto?
-Il piano è semplice, non possiamo sbagliare, è impossibile. Abbiamo il luogo, l’opportunità e i mezzi. In più ho preparato diversi piani di riserva per ogni evenienza, ho previsto tutto, questo è quello che si chiama perfezione, no?-introdusse Meowth con sguardo sognante, era molto euforico, il che aiutò a convincere i compagni dell’infallibilità del piano.-Ci sarà una festa, si riuniranno molti allenatori interessanti, ma soprattutto ci sarà il moccioso con il suo Pikachu. Durante una festa tutti abbassano la guardia, sarà come rubare le caramelle a un bambino.
Jessie scoppiò in una fragorosa risata, come se potesse già sentire centinaia di pokèball tra le sue braccia, il che avrebbe riempito le tasche.
-E come catturiamo Pikachu senza farci scoprire? Il moccioso non se ne libera mai, sembra un corvo su un trespolo.- spiegò James insicuro delle sue stesse parole, non voleva creare dei dubbi nella squadra, ma era necessario rendere il tutto perfetto.
-Tranquillo, ho pensato anche a questo. Noi ci faremo scoprire, ma niente paura, fa aprte del piano. Mentre tutti sono distratti a guardare quello che si presuppone essere il Team Rocket aspireremo le pokèball dei presenti con un vecchio progetto che ho rivalutato. In realtà useremo solo delle sagome di cartone da esporre fuori da una finestra, così da allarmare tutti.-disse con superbia Meowth dimostrando ancora una volta di avere le idee ben chiare sulla missione.
James e Jessie si fissarono per qualche istante, le idee sembrava averle chiare solo il pianificatore di tutto, alcuni passaggi rimanevano oscuri. Calò improvvisamente il silenzio, Jassie e James con i loro dubbi e Meowth che rilegge a le conclusioni che aveva fatto per assicurarsi che non vi fossero errori, sarebbe andato realemnte tutto liscio?
-Vi vedo perplessi, se non ci arrivate da soli vi spiegherò tutto nei minimi dettagli. Mentre prendiamo le pokèball senza farci scoprire, alcuni pokèmon sicuramente cercheranno di colpire le sagome di cartone, mi pare logico che sarà Pikachu a finirle con il suo solito colpo. E in questo breve lasso di tempo porteremo le pokèball vuote agli allenatori. Lasceremo libero un solo Pokèmon però, facendosi notare da Pikachu lo farà allontare dai mocciosi, a quel punto noi lo cattureremo con le dovute precauzioni sull’elettricità. La mongolfiera partirà da sola dopo aver fatto sentire le urla di Pikachu, noi contineremo a piedi passando dalla parte opposta dei mocciosi. Loro senza pokèmon non potranno seguirci dall’alto e quindi non si accorgeranno che la mongolfiera è vuota. E’ perfetto.-illustrò Meowth mostrando diversi disegni malfatti che però rendevano l’idea.
Questa volta sia James che Jessie si convinsero, non restava che aspettare il giorno giusto, la festa avrebbe avuto degli ospiti speciali
 
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~A k i no YUUTSU;
view post Posted on 7/8/2012, 12:23




Oramai i preparativi erano quasi stati ultimati. Silver sedeva su un grosso divano ad angolo in un enorme salotto, dal pavimento talmente lucido da potervisi specchiare. Indossava un elegante completo scuro sopra una camicia candida, e i suoi capelli rossi erano un po’ più lisci e ordinati del solito.
Lanciava occhiate ansiose al PokèGear che teneva tra le mani. Tutto pareva immerso in un silenzio tombale. Improvvisamente la quiete fu turbata da un ‘bip’ del PokèGear. Un messaggio! Per poco l’aggeggio non gli cadde dalle mani. Aprì il breve testo premendo un tasto, sentendo il cuore galoppare.

Silvvveeeeeeerrrrrrrr! Stasera ci divertiremo un sacco!!! E vediamo di darci da fare: io ci provo con Blue, tu puoi pure prenderti Crystal. Ok?!?
Gold ^O^9


Si stava seriamente pentendo di aver messo la nuovissima ‘Scheda Messaggi’ sul suo Pokegear. Adesso quel matto di Gold lo stava tempestando da giorni di messaggini uno più assurdo dell’altro. Di sicuro non stava aspettando un suo segnale, però non poteva certo trascurare un messaggio con un contenuto così terribile. Gli avrebbe risposto a tono qualcosa del tipo ‘non mi interessa provarci con qualcuna e tu non devi neppure guardare Blue altrimenti ti cavo gli occhi’. Prima però doveva decifrare quegli strani simboli che Gold aveva messo vicino al suo nome.
Ogni volta finiva sempre allo stesso modo. Gold riempiva i suoi messaggi di smiley, e Silver, non sapendo cosa fossero, passava parecchi minuti a cercare di decifrarli credendoli messaggi in codice.
“Questa è una ‘o’ maiuscola… qui c’è un nove…” Mormorava tra sé, intento a fare chissà quali strani calcoli. Se qualcuno l’avesse scoperto in quel momento, di certo Silver sarebbe arrossito come minimo fino alla radice dei capelli. “Dunque… se due simboli uguali corrispondono alla stessa lettera, potrebbe aver scritto… ‘nano’.” Bisbigliava poco convinto.
In quel momento Giovanni entrò silenziosamente nella stanza, tanto che Silver non se ne accorse e continuò imperterrito a fare i suoi calcoli. “Forse ha scritto ‘nono’… No, altrimenti avrebbe dovuto ripetere anche il simbolo della ‘o’… E se avesse scritto ‘mimo’…? Oppure ‘dado’.”
Giovanni tossicchiò, schiarendosi la voce. Silver sobbalzò, accorgendosi finalmente della presenza del padre. “Si può sapere cosa stai mormorando?”
Il ragazzo arrossì davvero, colto sul fatto con le mani sul PokèGear. “Nulla!” Si affrettò a rispondere. Se gli avesse parlato di un ‘codice’, certamente Giovanni sarebbe stato fin troppo interessato. Magari gli avrebbe sequestrato il PokèGear per vedere se ci fossero stati messaggi per il Team Rocket, e questo Silver non avrebbe potuto mai permetterlo, dato che stava aspettando una chiamata di vitale importanza.
Giovanni gli assestò una pacca sulla testa, spettinandolo un poco. Quindi si allontanò con le braccia dietro la schiena. Silver si ritrovò a sospirare sollevato, poi decise di smettere di bighellonare e di rispondere alle stupidaggini sparate da Gold senza perdere altro tempo su quello sciocco codice.

Non mi interessa più di tanto l’idea di provarci con una ragazza. Senza contare che Crystal è un’amica, non una con cui provarci. E non sparare cazzate su Blue, altrimenti ti trasformo in una poltiglia. Intesi?
Silver


Rilesse il messaggio, vagamente compiaciuto della sua integrità morale. Quindi schiacciò ‘invio’ e attese.
Lo schermo divenne nuovamente bianco, e non segnalava l’arrivo di alcun messaggio. Silver sospirò. Si avvicinò alla finestra che dava sul cancello. Vide qualcosa muoversi, ovvero l’ombra di una donna slanciata. Silver sgranò gli occhi, poi li puntò sul piccolo schermo del PokèGear, che proprio in quel momento iniziò a brillare, trillare e vibrare. Schiacciò il solito tasto e sistemò l’apparecchio vicino all’orecchio.
“Silver, sono qui fuori!” Disse la voce di Blue. “Ti vedo dalla finestra. Forse sarebbe il caso che ti pettinassi un po’ meglio, prima di uscire. Non credi?”
“Ah, non farci caso, è stato mio padre.” Rispose Silver sbrigativo, ma con tono che tradiva una certa emozione.
“Beh, sarebbe il caso di aggiustarti lo stesso!” Disse lei. “Il vestito ti sta bene, e tu sei decisamente carino, quando sei ben sistemato.”
Il cuore di Silver riprese a martellare, e lui rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
“Quindi se ti pettinassi meglio saresti impeccabile. E’ per il tuo bene.” Blue fece una breve pausa. “Magari così ti troverai una bella ragazza.”
La mano che reggeva il PokèGear tremò, e il respiro gli si fermò in petto. Silver era sul punto di svenire. Quell’ultima frase di Blue lo aveva turbato così tanto che gli sembrò che il muro volesse invitarlo a prenderlo a capocciate.
Riuscì ad essere abbastanza freddo nel rispondere, e se ne stupì. “Okay… allora in un minuto mi sistemo e sono da te.”
Bip.
Aveva una voglia matta di urlare, mentre si dirigeva a grandi passi verso il bagno e spazzolava con rabbia i lunghi capelli. La bellezza di Blue ben vestita e aggiustata, poi, sarebbe stata il colpo di grazia. Già era bella al naturale. Quindi, con il trucco e un bel vestito a fasciarle le forme, sarebbe sembrata una dea. Se lo sentiva; l’avrebbe definitivamente ucciso, e quasi aveva paura di uscire per vederla.
Desiderava chiudersi in camera, nascondersi in un angolo e imprecare fino a morire. Non voleva andare in quel locale kitsch di Smeraldopoli, ad una festa di uno che neppure conosceva, per dover assistere impotente al tremendo spettacolo di Blue che flirtava con tanti ragazzi senza più degnarlo di uno sguardo, una volta arrivati a destinazione.
Ora era di nuovo sistemato. Si squadrò il volto serio e adombrato, furente. Emise un sospiro che sembrava uno sbuffo d’impazienza. Quindi uscì, pronto ad affrontare quel terribile momento che lo attendeva.

Misty osservò il suo riflesso in un grande specchio. Era stata una giornata spossante, umiliante e decisamente traumatica. Il suo volto leggermente truccato, però, non lo dava a vedere. Era perfetta con quel trucco leggero e con i capelli acconciati in quel modo elegante. Per non parlare del vestito! Misty aveva delle forme magre, ma era gradevole nell’insieme. Ora indossava un lungo vestito blu notte, senza delle spalline a tenerlo su, come ad voler mettere in evidenza le spalle sottili.
“Sembro proprio una sirena! Le mie sorelle non potranno dirmi proprio nulla, stavolta.” Sorrise compiaciuta.
Si adombrò un momento pensando a colui che aveva allestito quella festa. Ash. O meglio, era stata Delia Ketchum, ma Misty non poteva saperlo.
Che figura aveva fatto in quella mattinata! Vestita come un maschiaccio e totalmente malconcia, fissata attentamente da tutta la piccola folla presente. Si vergognava anche in quel momento, a ripensarci. Se si lasciava prendere da quel pensiero, le veniva voglia di chiudersi in casa e non uscirne più, anche a costo di essere presa in giro a vita dalle sue antipatiche sorelle.
Si diede alcuni schiaffetti sulle guance e fu pronta ad avviarsi. Uscì dalla sua abitazione, respirando l’aria di Celestopoli. Smeraldopoli era lontana, ma lei l’avrebbe raggiunta facilmente grazie ai Pokemon.
Arrossì nel buio, quando pensò che solo al suo arrivo Ash avrebbe dato il via alle danze.
La festa stava ormai per avere inizio.
 
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Kohchan
view post Posted on 16/8/2012, 15:23




Touya è sempre stato un ragazzo che non dà importanza alle apparenze. Più che altro preferiva farsi notare per il suo animo nobile e coraggioso. Poteva anche essere vestito di stracci, lui agli occhi degli altri si sentiva sempre in alto. Ma in quel preciso istante si sentiva insignificante, piccolo, fragile, sotto lo sguardo attento del verde. Lo osservava attentamente, come se stesse ammirando un quadro, senza mai staccare gli occhi dal suo corpo. Il ragazzo sentiva caldo dentro quelle vesti eleganti, si sentiva soffocare; era talmente sottopressione che non riusciva a fare un movimento.
“Allora? Che ne pensi? Ti va bene, Principessa?” Disse con sarcasmo.
N si portò ad un palmo dal suo naso, sorridendo con una punta di malizia. “Sei perfetto.”
Touya aveva accettato quell’invito per chissà quale strano motivo, preso alla sprovvista dalla dichiarazione del verde. N era così… dannatamente eccentrico che l’avrebbe sicuramente messo in imbarazzo. Ma aveva un piano per quella sera: sarebbe rimasto tutto il tempo vicino al buffet, e avrebbe lasciato che Touko si prendesse il Principe. Sì, era un’idea geniale.
Arrossì, leggermente, spostandosi da lui. “Bene, allora possiamo andare…”
“Fermi tutti!!”
N e Touya si girarono simultaneamente verso la porta, sorpresi dall’entrata in scena della giovane. Touko osservava il verde con guardo fiero, muovendo leggermente la testa per far oscillare le sue ciocche ribelli. Volteggiò per un paio di volte, finendo a pochi centimetri dal volto del Harmonia. Era leggermente truccata, il che la rendeva ancora più graziosa ed elegante. “Oh, Touko stai benissimo!” Esclamò.
Portava un vestito corto, verde smeraldo, che fasciava perfettamente il suo petto, e si concludeva con un fiocco dietro alla schiena. I capelli li aveva lasciati sciolti, stranamente. Era veramente bella. “Davvero?” Si guardò. “Grazie! Quindi significa che verrai al ballo con me?”
Calò improvvisamente il silenzio in quella camera, mentre N alternava lo sguardo da Touya a Touko. Entrambi i giovani erano in grande imbarazzo. “Ehm… veramente…”
“Ho capito. Ci rinuncio.” Disse la bruna, alzando le mani, in segno di resa. Uscì dalla stanza, ma fu seguita improvvisamente da Touya. Questo la prese per le spalle e la portò in bagno.
“Che vuoi?” Il suo tono era incredibilmente acido.
“Senti, ho un piano.” Le sorrideva complice, mordendosi il labbro inferiore.
“E sarebbe?”
“Adesso farò finta di essere felice della sua presenza, poi alla festa io mi nasconderò, così tu potrai passare la serata con il tuo bel Principe. Che ne dici?”
Touko rimase un attimo titubante a fissarlo, sorpresa da quel comportamento; poi arrossì di piacere, assumendo un’espressione entusiasta. “Oh, fratello, adoro quando sei dannatamente perverso!”
“Lo so, lo so.”
Il bruna si catapultò fra le braccia del giovane, stringendolo con forza. “E pensare che ti stavo odiando terribilmente.” Il suo tono era dolce, mentre affondava il viso fra l’incavo del suo collo. Touya per questo adorava la sorella: era sì un osso duro, ma aveva mantenuto quell’animo infantile che la rendeva estremamente dolce. Si staccò leggermente da lei, sorridendole. “Sorella, tu non puoi odiarmi, senza di me non vivresti.”
La bruna assestò un leggero pugno sulla testa del ragazzo, guardandolo divertita. “Ehy, non esagerare!”
“Ragazziiii su che è tardiii! ~ Cosa state facendo?” Entrambi sentirono la voce squillante di N urlare fuori la porta, segno che era giunto il momento di andare. Uscirono dal bagno “Andiamo?”
“Andiamo!” Esclamò la giovane.
“Andiamo!~” Il solito tono di N, gli faceva venire il voltastomaco.

Un rumore scrosciante rimbombava nella casa di Yellow, che in quel momento aveva assunto un aspetto assai lugubre e cupo. La biondina si stava tranquillamente sciacquando sotto il getto caldo della sua doccetta, cercando di rilassarsi il più possibile. Sarebbe stata una bella serata per lei, avrebbe finalmente passato del tempo con i suoi cari amici, avrebbe fatto nuove conoscenze, si sarebbe divertita. Uscì dalla doccia e indossò il suo morbido accappatoio rosso; sentiva delle piccole gocce attraversarle ogni singolo centimetro della sua pelle, e un brivido le attraversò la spina dorsale. Davanti allo specchio vide una giovane dai capelli dorati, dallo sguardo sicuro, leggermente truccato; portava i capelli raccolti in uno chignon e incastonati di gemme e fiori. Sarebbe stata così bella quella sera? Ma qualcosa distolse i suoi pensieri, osservando completamente quell’immagine che aveva davanti ai suoi occhi.
Non indossava nessun abito.
Una fitta allo stomaco la fece tornare alla realtà, mentre sentiva il cuore accelerare vertiginosamente. Mancavano due ore al Party del Secolo, e lei non aveva un vestito. “Yellow, come hai potuto dimenticartene?” La interrogò la giovane allo specchio. La bionda indietreggiò di qualche passo, facendo scomparire quel riflesso. Perché doveva accadere tutto questo a lei? Sicuramente Blue aveva già trovato un vestito da giorni, magari in quel momento già era truccata e sistemata a dovere.
Come la invidiava.
Corse fuori dal bagno, gocciolando sul pavimento, e si diresse nella sua camera. Aprì di scatto l’armadio, cominciando a frugare fra le sue cose. “Non è possibile!”
Vestiti su vestiti caddero a terra, formando una piccola collinetta. “Perché ho tutti vestiti da maschio?!” Urlò in preda allo sconforto, accasciandosi a terra. Affondò il viso fra le mani, cercando di reprimere le lacrime: la sfortuna la stava perseguitando. Dannazione, Yellow… non puoi mollare! Non per così poco!, pensò, prendendo il PokèGear che si trovava davanti ai suoi occhi. “A mali estremi…” non finì la frase che già aveva digitato il numero della sua salvezza.

“Yellow!” Urlò Red, precipitandosi nella camera della giovane. Il suo volto trafelato era sorpreso e abbastanza impaziente di sapere cosa affliggeva la sua giovane amica. La osservò bene: per la prima volta nella sua vita, Yellow portava i capelli sciolti.
“Red, grazie di essere venuto.”
Quanto al giovane, beh… si poteva dire di non essere vestito nel migliore dei modi: la camicia era abbottonata male, lasciandogli leggermente la pancia scoperta; i pantaloni erano tirati su in malo modo, dandogli un aspetto trasandato. Per la fretta, sicuramente, aveva infilato le prime cose che gli erano capitate sotto mano ed era corso a casa della giovane. Che poi, correre indossando un mocassino e una ciabatta a forma di Pikachu era abbastanza difficoltoso.
Ma Yellow non notò questi dettagli, bensì si soffermò sul viso. Seppur completamente sudato, aveva mantenuto quella bellezza che aveva fatto innamorare perdutamente la giovane. A quel pensiero avvampò.
“Cosa è successo?”
“Beh… vedi…” chinò leggermente la testa, osservandosi le mani. “… mi sono accorta di non avere un vestito.” Disse imbarazzata.
Il moro rimase stupito per alcuni secondi, cercando di focalizzare il problema che gli si era presentato davanti: Yellow non ha un vestito, mancano due ore alla festa, io sono conciato in questo modo.
Bene, era ufficialmente nei casini. Ma non poteva di certo tirarsi indietro, soprattutto non aiutare la sua dolce Yellow! Così si piegò alla sua altezza, mettendo entrambi le mani sulle sue spalle e guardandola in modo quasi fraterno. “Ti aiuterò io. Dobbiamo sbrigarci, compreremo questo vestito, a costo di arrivare in ritardo!”
Quello sguardo, quella confidenza… improvvisamente si sentì felice. Felice di amare un giovane tanto buono quanto determinato come Red, di essere sua amica e di poter contare su di lui. Si chinò per baciargli la fronte, sorridendo. “Grazie.”
Il sedicenne arrossì violentemente, staccandosi da lei. “B-bene! Andiamo! Il vestito non aspetta!”
Forse non fu proprio una sfortuna, la sua.
 
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SoulNiky
view post Posted on 25/8/2012, 14:24




Berry continuava a camminare avanti e indietro davanti al molo a cui era attraccato il traghetto che di lì a poco sarebbe partito
-Ma dove sono???!!! Lo sapevo che non dovevo accettare di partire con loro!! Perderò la festa solo per colpa di una coordinatrice che avrà passato tutto il pomeriggio allo specchio, e ad un allenatore ombroso e intrattabile!!!- Batté i piedi in terra impaziente.
Alcuni passeggeri, e lo stesso capitano, si erano affacciati al parapetto dell'imbarcazione e seguivano curiosi lo sfogo di rabbia del biondo
- Se non arrivano entro dieci secondi li faccio una multa da dieci milioni!!!- un bambino lo aveva indicato divertito -Cosa fa quel signore mamma?- Berry lo guardò furente – Smettila di indicarmi e di chiamarmi signore o ti faccio una multa da venti milioni!!!- il bambino indietreggiò spaventato, mentre l'allenatore di Sinnoh continuava a borbottare e a consumare le suole delle scarpe nuove sull'asfalto umido del molo -...Quattro...Tre...Due...Uno!!- il conto alla rovescia era finito ma dei due ragazzi ancora nessuna traccia -Insomma!! Io voglio partire!!!!- Berry era al limite della sua poco pazienza, era sull'orlo di dare in escandescenza, o l'aveva già superato?
Finalmente, come ad esaudire le sue preghiere, in lontananza riuscì a distinguere due persone che correvano verso di lui. Il biondo si permise un sospiro di sollievo alla vista dei due allenatori -Scusaci Berry ma avevamo sbagliato traghetto!Credevamo che fosse al molo due non al sette! - Lucinda era piegata in due sul suo lungo vestito rosso magenta, scelto accuratamente per l'occasione, e ansimava per cercare di riprendere fiato. Paul si abbottonò i gemelli della camicia del tutto indifferente al ragazzo che gli stava di fronte. Berry incrociò le braccia al petto – Vi meritereste una multa salatissima per il vostro mostruoso ritardo!! Ma per questa volta lascio perdere, ma solo perchè dobbiamo sbrigarci!-
Lucinda gli sorrise riconoscente. Anche se sapeva che Berry non sopportava i ritardi era sicura che avrebbe trattenuto in qualche modo il traghetto, anche a costo di legarsi ad una cima e provare a trascinarlo di nuovo al molo a nuoto. Ok forse aveva esagerato, ma comunque sapeva che non avrebbe mai lasciato lei e Paul da soli. L'idea di rimanere da sola con il ragazzo di Rupepoli non le dispiaceva affatto, ma si costrinse a darsi un contegno e di pensare solo agli amici che di li a poco avrebbe rivisto.
Finalmente si imbarcarono e dopo pochi secondi partirono alla volta di nuove avventure, anche se si trattava solo di una festa...O no?


Crystal si guardò un'ultima volta allo specchio e constatò per la millesima volta che il leggero vestito blu cobalto, che le arrivava alle ginocchia, le faceva arrivare troppa aria alle gambe. Non era abituata alle gonne, figuriamoci ad un vestito! Si sistemò ancora una volta le due spalline ricoperte di brillantini argentati che non ne volevano sapere di stare dritte, finivano sempre con l'arricciarsi dietro la schiena. Sospirò mentre “ammirava” ancora una volta le ballerine bianche che portava ai piedi. Era sicura al 100% che le avrebbero ucciso i piedi, ma erano sempre meglio dei tacchi a spillo che voleva farle mettere Blue. Se fosse stato per lei alla festa ci sarebbe andata con i suoi comodi pantaloncini e le sue pratiche scarpe da ginnastica. Ma ad una festa con la F maiuscola, come le ricordava sempre l'allenatrice di Kanto, non ci si può mica presentare con gli abiti di tutti i giorni.
Abbandonò la sua idea ed iniziò a sistemarsi i capelli blu notte. Dopo alcuni minuti sorrise soddisfatta alla sua immagine riflessa nello specchio. Almeno la piccola treccia di lato le era venuta bene. Si sistemò il fermaglio a forma di stella e si decise ad uscire di casa. Trovò Gold intento a scambiarsi messaggini. Non le servì sbirciare per sapere che sicuramente erano rivolti a Silver, perchè lui messaggiava solo con Silver giusto? Non poteva mica avere la ragazza, era la sua migliore amica l'avrebbe saputo! Proprio mentre stava cercando di darsi una spiegazione logica a quello scambio di SMS il moro la notò.
-Ehy Crys! Finalmente sei pronta!- La squadrò da capo a piedi con aria critica, prima di soffermarsi sul viso leggermente truccato -Niente male- Crystal lo guardò scocciata -Niente male? Tutto qui?- Il moro gli sorrise divertito -Mica vorrai sperare di superare Blue!- rise alla sua stessa battuta, ma non Crystal. Lei ci aveva messo così tanto impegno ad accettare di presentarsi alla festa in modo adeguato, e lui invece le faceva capire ancora una volta quanto poco femminile fosse in realtà. Sapeva che a Gold piaceva un po' l'allenatrice di Kanto, e in quanto a femminilità lei batteva davvero tutte, però non era carino da parte sua paragonarla sempre a lei. Indignata lo sorpassò -Allora forse era meglio se andavi con lei alla festa!- L'allevatore la raggiunse subito circondandole delicatamente la vita con un braccio -No, perchè io sono il tuo cavaliere questa sera. E poi scherzavo, stai benissimo- I suoi occhi dorati sembravano brillare nella penombra del crepuscolo. Crystal arrossì lievemente, il contatto fisico le provocava sempre un po' di imbarazzo. Puntò lo sguardo sulle sue lucide ballerine bianche cercando di riprendere il controllo -Ok ti perdono, ma adesso andiamo. Non voglio arrivare in ritardo!- Gold la prese a braccetto -Dopo di lei signorina...-

Red si passo una mano tra capelli, ormai tornati al loro aspetto di sempre. Nessun pettine sembrava poterli domare, e lui ci aveva già rinunciato da tempo. Per lo meno era di nuovo presentabile. Aveva accompagnato Yellow al negozio di vestiti più vicino , naturalmente non prima che lei si fosse vestita con uno dei suoi soliti completi “maschili”. Le commesse erano state molto carine e le avevano subito riservato un camerino mentre le sceglievano i vestiti più adeguati alla serata. Lui intanto ne aveva approfittato per darsi una sistemata. Ora indossava entrambe le scarpe, i pantaloni erano tirati su al punto giusto e la camicia era abbottonata. Guardò l'orologio, mancava ancora un'ora e mezza all'inizio della festa era sicuro che sarebbero riusciti ad arrivare in tempo. In quel momento Yellow uscì dal camerino. Esitante fece qualche passo avanti -Come ti sembro?- quella domanda era carica di aspettativa. La curatrice fece un piccola piroetta che le fece gonfiare un po' la gonna del lungo vestito che indossava. Aveva paura di risultare ridicola, visto che non aveva mai indossato qualcosa di così femminile. Red dal canto suo la osservava in silenzio e solo dopo una breve pausa, che a lei sembrò durare un'eternità, si decise ad esprimere il suo commento -E' perfetto...- Yellow indossava un lungo vestito senza spalline dei colori del tramonto che luccicavano grazie ad una sottile polvere dorata. Andavano dal rosso accesso del petto fino al giallo canarino del piccolo strascico che le copriva i piedi. In quell'insieme di fili e tessuti erano racchiuse tutte le tonalità del rosso, del giallo e dell'arancione. Colori che si intonavano alla perfezione con i suoi capelli color del grano e gli occhi ambrati. Era una piccola fiamma che risplendeva e donava calore -...come te-
Yellow arrossì vistosamente, facendo concorrenza con le tonalità del vestito. Red si accorse di quello che aveva detto e si affrettò a rimediare farfugliando – C-cioè volevo dire che ti sta molto bene!! Hai trovato anche le scarpe?- stava cercando in tutti i modi di deviare il discorso dalla sua ultima affermazione. La curatrice si tirò su la lunga gonna rivelando due sandali dorati che si intrecciavano fino a metà caviglia. Avevano un minimo di tacco, ma non così tanto da non poterle permettere di camminare. Le sue prove di camminata seducente sopra a delle scarpe impossibili (che lei aveva soprannominato “ trampoli”) con Blue non erano andate a buon fine, quindi era contenta di indossare scarpe allo stesso tempo eleganti e alla sua portata. Yellow si sfiorò i lunghi capelli incastonati di piccole gemme dalle stesse tonalità del vestito. Pagarono il tutto e finalmente partirono, certi di arrivare in orario alla festa.
 
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5 replies since 9/7/2012, 11:39   257 views
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