Mi sembrava troppo chiedere agli altri di fare copia e incolla con le loro parti, quindi mi occupo io del trasferimento del pezzo già scritto.
[Parte di ~A k i no YUUTSU;]Da poco il sole era sorto, e i suoi pallidi raggi mattutini entrarono, già prepotenti, nella stanza di Blue, passando attraverso la finestra. La ragazza, accarezzata da quella luce insistente, si rigirò più volte nel letto, senza darsi pace. Ma il motivo di tanta agitazione non era il sole che innocentemente illuminava la sua stanza. La verità era che da fuori provenivano rumori sordi, tanto forti che in casa di Blue sembrava che le pareti vibrassero, che i vetri tremassero e che il letto traballasse.
Al limite della sopportazione, Blue si alzò di scatto e afferrò la sveglia che ticchettava sul comodino, con un gesto di stizza. Erano appena le otto. Chi diamine era quel solo al mondo che faceva tutto quel baccano di prima mattina? Non sapeva che uno dei bisogni primari della brava gente era quello di dormire?
Blue si rizzò a sedere sul letto disfatto, mentre le molle sotto al materasso cigolavano per l’ennesima volta. Odiava essere svegliata forzatamente, la metteva di cattivo umore. Non le capitava di essere destata in quel modo da quando si trovava confinata nel covo di Mask of Ice. Ripetere esperienza vissute in quel periodo sventurato della sua vita non poteva che urtare i suoi nervi, che sempre erano stati saldi ma non invincibili.
Si vestì, mentre un brusio concitato si levava a qualche isolato di distanza e un rombo ritmico faceva tremare il pavimento. Blue non aveva mai sentito nulla di quel genere nella sua frenetica vita, e non poteva immaginare che due enormi casse collegate ad uno stereo stessero diffondendo quel suono molesto per tutta Biancavilla.
Quando ebbe terminato mettendosi le scarpe e lavandosi i denti e il viso pallido, scese giù al primo piano, diretta verso l’uscita. Suo padre era già al lavoro, mentre sua madre continuava a dormire come un sasso, avendo il sonno pesante. Non aveva avvertito tutto quel marasma appena fuori casa. Blue aprì la porta d’ingresso, con fare timoroso. Come l’aprì un piccolo gruppo di Pidgey sfrecciò come impazzito davanti a lei, all’altezza dei suoi occhi, così vicino al suo naso da avvertire lo spostamento d’aria delle ali, il loro suono e persino un odore non troppo gradevole. Blue soffocò un grido e chiuse la porta immediatamente. E dire che era convinta di aver superato la paura per i volatili… Invece a quanto pareva era solo una piacevole illusione.
Ansimando, estrasse senza pensarci un PokeGear dalla borsa e, senza guardare, selezionò un nome a caso nella lista della scheda ‘telefono’. Chiamò e attese, sempre con la schiena appoggiata alla porta, con la mano che le tremava leggermente. Ma che stava facendo, chi stava chiamando? Stava per cedere alla tentazione di guardare il nome sul piccolo schermo, quando una voce maschile rispose dopo un solo beep.
“Pronto? Che c’è, ragazza fastidiosa?”
Fantastico, pensò Blue ironicamente. Era Green. Proprio la persona meno adatta a cui confidare le proprie ansie.
“…”
“Blue?” Fece il ragazzo, non udendo risposta da parte di lei.
“Ah, sì! Scusa sai! Mi sembrava che non ci fosse campo, e così ho fatto una prova…” Mentì lei. No, avrebbe preferito farsi impiccare piuttosto che dire a lui che fuori casa c’era un putiferio e che non appena aveva aperto la porta, dei Pidgey impazziti per il rumore le stavano per venire addosso.
“Che fastidiosa.” Disse Green. “Meno male che io mi alzo presto per andare a lavorare nella Palestra. Non mi pare l’ora adatta per disturbare la gente con queste frivolezze, comunque.”
Blue schioccò la lingua, indispettita. Evidentemente anche Green aveva fatto un’alzataccia, perché gli pareva fastidiosamente loquace. Gli attaccò il telefono in faccia e si rinfilò il PokeGear nella borsa. Lo preferiva di gran lunga quando stava più zitto e guardava tutti con freddezza, dall’alto verso il basso. Le pareva affascinante quando si comportava con arroganza, anche nei suoi confronti. Forse era masochista.
Green era comunque l’ultima persona a cui avrebbe confidato i suoi problemi. Ricordò per un attimo di aver sperato rispondesse Silver. Lui si sarebbe precipitato, anche mezzo addormentato e potenzialmente spettinato a darle non una mano, ma entrambe le braccia se fosse stato necessario. Ma si maledì per aver pensato una cosa del genere. Non andava bene appoggiarsi a lui così tanto, visto che lui le telefonava spesso, sempre in ansia per lei. Non avrebbe sopportato l’idea di approfittare così del suo affetto.
Si disse che doveva farsi forza, che degli stupidi uccelli rimbambiti dal chiasso non le sarebbero più andati addosso. Così aprì la porta senza più circospezione e uscì nel chiarore del mattino.
Ce l’aveva fatta. Era stata dura, c’era voluto tempo, ma aveva finalmente realizzato il suo sogno. Sì, Ash Ketchum era diventato un maestro di Pokemon. Non il primo, non l’unico, ma uno dei più forti, come da sempre sognava. Aveva sconfitto il suo rivale Diapo e la fortissima White in finale, ed aveva finalmente vinto la sua prima Lega Pokemon, quella di Unima.
C’era comunque un’ombra sul suo sogno. Ricordava le parole di Misty, non appena l’aveva ritrovata, di ritorno a Kanto. L’aveva incrociata a Smeraldopoli, mentre lui stava marciando per tornare a casa da vincitore. L’aveva salutata, e così aveva fatto Pikachu. Il piccolo topo elettrico stava già per lanciarsi tra le braccia della capopalestra dai capelli rossi, quando notò che l’espressione di lei era rimasta imperturbabile. Misty non rivolse loro neppure un sorriso, un saluto, un complimento. Disse solo poche fredde parole.
“Ora che hai realizzato il tuo sogno, cosa farai?”
Ash pensava che si fosse comportata in modo strano, e a pensare al tono con cui l’aveva sentita pronunciare quelle parole, un brivido gli percorse la schiena. Ma ora, su quel palco montato davanti casa sua apposta per lui, davanti a quel microfono che aspettava soltanto di far udire agli astanti la sua voce, e quella folla di gente acclamante che reggeva striscioni col suo nome, Ash pensò che non doveva pensare al passato, e neppure al futuro. Anche se ora che si era finalmente realizzato, il suo sogno effimero era svanito, quello era il momento della gloria, e lui doveva viverlo, vivere nel presente, come ogni ragazzo adolescente tende a fare.
Inspirò profondamente. Fece per parlare, ma nessun suono usciva dalla sua bocca. Non ce la faceva. Era teso, maledettamente in ansia. Eppure lui era il temerario Ash, il Maestro di Pokemon. Aveva affrontato sfide ai limiti dell’immaginabile. Non poteva permettere che la tensione divorasse le sue parole, e insieme ad esse, la sua felicità e la soddisfazione che si era illuso di provare in quell’istante in cui era salito sul gradino più alto del podio, con fra le mani quello stesso trofeo che ora si trovava ad un angolo del palco, dimenticato dal suo proprietario.
Lanciò numerose occhiate disperate al pubblico, cercando la certezza in chissà quale persona. Improvvisamente apparve in quel mare di gente quel viso che andava cercando.
Sospirò sollevato, poi chiamò il nome di Misty, dicendole di salire.
E, in silenzio, la folla si diradò per lasciar passare la ragazza minuta, fissandola, nel suo percorso che la portava verso il palco.
E lei si ritrovò a chiedersi, imbarazzata, perché non fosse rimasta a casa a dormire tranquillamente.
[Parte di Kohchan]Il dolce suono del respiro di Paul aveva fatto a addormentare beatamente la sua compagna di viaggio, che trovandosi in circostanze di libertà limitata, aveva dormito con i suoi indumenti.
Non potendo andare in bagno, poiché piccolo e in condizioni non ottime, scartò l’idea di cambiarsi vicino al violaceo ragazzo. Fin dalla prima volta che i loro occhi si incontrarono lei formulò la teoria che in fondo in fondo lui è un grande pervertito.
Ovviamente se Paul avesse saputo quelle cose, il loro rapporto si sarebbe trasformato in un misto di litigi e occhiatacce.
Intanto i Pidgey canticchiavano all’alzarsi del sole nel cielo; e Lucinda, avendo dormito come uno Snorlax, non li ascoltava neanche.
Sapere di avere Paul nella stessa stanza le recava sicurezza e tranquillità. Inoltre la blunetta aveva una natura prettamente pigra, cosa che la sfavoriva.
Il problema di stare nella stessa stanza con Paul era semplicemente che il diciassettenne era un orologio svizzero; alle 7 in punto si alzava.
“Svegliati, che è mattina.”
La giovane aprì lentamente e con fatica gli occhi blu oltremare, sentendo il respiro di Paul vicino al suo naso.
Rendendosi conto della vicinanza dei due, spalancò gli occhi arrossendo. “Paul! Non svegliarmi co… così!”
Soddisfatto, il ragazzo si rimise in posizione eretta, aspettando la reazione della compagna.
“PAUL! Hai dormito senza maglietta con me dentro?!”
Paul sorrise sornione, confermando il fatto che divertirsi con lei non era mai stato così bello.
Blue accelerò il passo, sotto gli occhi basiti dei passanti. Andava di fretta, troppo di fretta, agitata dall’ultima chiamata ricevuta.
Il suo amico Red l’aveva chiamata con un certo entusiasmo, ridacchiando a ogni parola che pronunciava la ragazza.
“Fai in fretta!” Le disse. Lei ovviamente non aveva tanta voglia di correre, ma Red la preoccupava seriamente.
Per fortuna la casa del suo amico era vicina alla sua, in un attimo arrivò lì, ritrovandosi a suonare il campanello mezzo rotto.
“Blue!! Ho grandi notizie!” Esordì il suo compagno, aprendole la porta.
“E sentiamo…”
“Ti ricordi Ash? Ecco, ha vinto finalmente la Lega, e ci ha inviato a tutti ad una festa! Sarà mitico!”
Blue spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ha vinto?”
“Si! Visto che io devo andare a comprare i biglietti per il treno, tu vai ad avvisare tutti quanti!”
“E perché proprio io?” Sbuffò contrariata lei.
“Perché io non posso.” Detto questo, la spinse verso la porta.
“Ciao a domani!” Concluse, chiudendole la porta in faccia.
La castana continuò a guardarsi intorno spaesata, per poi domandarsi …
“Ma una telefonata no?”
Paul, ormai affranto, si lasciò sfuggire un sospiro.
Aveva aspettato troppo tempo; Lucinda era rimasta blindata dentro quel bagno da più di un’oretta.
Si “tuffò” nel letto della ragazza, assaporando quell’aroma che proveniva dal cuscino biancastro.
Era profondamente cambiato; era diventato più dolce, più rispettoso, più aperto, dopo quell’episodio.
I ricordi gli tornarono in mente...
Quel maledetto Pokèmon, quel maledetto Pokèmon aveva rovinato la sua vita e quella di Lucinda.
Quando fece per afferrare la prima cosa che gli sarebbe capitata in mano per scaraventarla a terra, notò che il cellulare della sua compagna di stanza aveva il display illuminato.
Un messaggio.
Ecco, in quei momenti Paul si sentiva in grande difficoltà, per il semplice fatto che sì, non voleva impicciarsi degli affari degli altri, però sentiva dentro di sé quella voglia di sapere chi si permetteva di rompere le scatole a Lucinda a quell’ora.
“Lucinda, ti è arrivato un messaggio.”
“Leggilo te!” Sentì urlare da dietro la porta.
Il ragazzo si sorprese della fiducia e della sicurezza di Lucinda; si fidava davvero di lui?
Fatto sta che non se lo fece ripetere due volte e aprì quel cellulare rosa.
Quando lesse in nome del mittente si infastidì al tal punto da arricciare il naso in modo quasi bambinesco.
“Te lo leggo ad alta voce, è da Ash:
Lucinda, ciao! E’ da parecchio che non mi faccio più sentire e la cosa mi intristisce parecchio. So per certo che tu adesso starai viaggiando, non so con chi e dove, ma spero che tu te la stia passando bene. Ti ho scritto per invitarti ad una festa che sto organizzando per la vittoria della Lega! Esatto, sono diventato un Maestro Pokèmon! Fammi sapere se verrai o no! A presto! Ash.”
Attese la risposta della sua amica, inarcando le sopracciglia.
“Ma ovvio che ci andiamo!”
La porta si spalancò di colpo, facendo saltare di paura Paul.
“Davvero tu voi andare a quella festa? Sarà una noia…”
“Vedi sempre tutto molto negativamente. Dai, che ce la spasseremo. E poi io non vado da nessuna parte senza di…” Arrossì leggermente. “…Te.”
“Allora andiamo.” Replicò freddamente lui.
La discussione finì con abbraccio e con dei gridolini di gioia.
Paul sapeva che non ce l’avrebbe fatta a rivedere il suo vecchio rivale.
E soprattutto …
Come avrebbe spiegato che i due non sono nel bel mezzo di una relazione adolescenziale?
[Parte di Berserker Eagle]Chiunque avrebbe assistito ad una scena del genere l'avrebbe presa per pazza, Sandra questo lo sapeva bene.
In fondo vedere la Capopalestra di Ebanoboli camminare avanti e indietro con un cipiglio decisamente furioso, seguita dallo sguardo, tanto preoccupato quanto divertito, del suo Kingdra non era una cosa da tutti i giorni. E di sicuro qualcuno aveva notato quel bizzarro quadretto, considerando il fatto che Sandra stava camminando, se il passo marziale della ragazza poteva essere definito camminare, accanto al lago che portava alla Tana Del Drago, stesso lago nel quale il suo Kingdra sguazzava placidamente a pochi metri dalla sua allenatrice.
Eppure Sandra sapeva bene che allo stato attuale la sua immagine era per lei l'ultimo dei suoi problemi.
La Capopalestra si lasciò cadere sul bordo del lago, rabbrividendo al contatto delle sue gambe con l'acqua innaturalmente gelida, mentre ripensava alla discussione avuta qualche ora prima.
Il santuario della Tana del Drago era immerso nella penombra, come ogni volta che Sandra vi era entrata.
La ragazza si guardò intorno, costatando che l'intrecciarsi delle ombre creava ancora quegli intricati arabeschi che tanto l’avevano spaventata hai tempi dell'infanzia.
Quel luogo aveva una sacralità intrinseca: ogni volta che Sandra vi entrava si sentiva osservata, studiata, quasi un mostro fosse in agguato, pronta ad inghiottirla per intero.
Ma tutta l'inquietudine che Sandra provava svanì di colpo, soppiantata da un lieve istinto omicida.
Sandra prendeva il suo "Rango" di Capopalestra, forse per la difficoltà nell'ottenerlo, forse per un presunto senso di inferiorità verso qualcuno, in modo molto serio, quasi hai limiti del sopportabile.
Forse per questo motivo non vedere traccia di suo Nonno, altresì detto L'anziano di Ebanoboli, dopo essere stata convocata dal suddetto le procurava un non indifferente prurito alle mani.
Ad un tratto la voce di suo nonno la strappò alle sue mute lamentele
- Oh, eccoti qua, ero andato un secondo a fare un passeggiata-
Sandra si girò lentamente, osservando l'Anziano: la prima cosa che colpiva di quel vecchietto erano gli occhi, vivaci ed attenti, più simili a quelli di un giovane che di un vecchio, l'età imprecisata, capelli grigi ed una curata Barba bianca.
Ora, non che Sandra provasse particolare astio per quel che era, a conti i fatti, suo nonno.
Anzi, a dirla tutta la Domadraghi gli voleva un gran bene.
Ma, dannazione, non era possibile che quel vecchietto si intromettesse sempre nelle sue decisioni!
Non era lei la Capopalestra di Ebanoboli? Allora per quale recondito motivo lui doveva obbligarla a dare la sua medaglia ad un allenatore.
Che poi il suddetto allenatore l'avesse battuta era un altro paio di maniche....
I vaneggiamenti di Sandra furono interrotti, nuovamente, dall’ anziano, che chiese.
-Ti ricordi di quell'Allenatore...Ash, mi sembra-
A Sandra non venne in mente niente, in fondo come poteva ricordare tutti gli allenatori in erba che sconfiggeva?
-Quello che ti ha battuta-
Un'irritante capello rosso lampeggio come un segnale nella testa di Sandra....e lei odiava il rosso.
-Buon Allenatore, un po' troppo ingenuo,ma dotato- Rispose Sandra neutra: quel ragazzino le aveva fatto una buona impressione..e l'aveva battuta, cosa, si disse Sandra, non da tutti, ma sinceramente ora era troppo occupata nel cercare di capire cosa voleva quel pazzo davanti a lei.
- è diventato campione della lega di Unima-
Campione...quella era un'altra parola fastidiosa, forse a causa del fatto che l'unico campione che conosceva era oltremodo irritante.
-Quindi? Chiese la ragazza, desiderosa di chiudere la discussione: quando l'Anziano la tirava per le lunghe, significava solo una cosa, quello che era in procinto di dire starebbe stato un brutto colpo per la sua sanità mentale.
-Poiché sembra stia organizzando una festa....- L'anziano si interruppe, osservando la reazione di Sandra, che lo fissava con un grande punto interrogativo sulla testa - Tu andrai a quella festa e cercherai di capire cosa serve per essere un Campione-
Sandra si sedette a ridosso di un albero, mentre guardava Kingdra lanciarle uno sguardo seccato, per poi ricominciare a fendere pigramente l'acqua del laghetto.
Il messaggio non poteva essere più chiaro di cosi
"se non vuoi, non ci andare"
Sandra chiuse gli occhi, indecisa...Kingdra aveva ragione,eppure....
Era appurato, il Buonsenso di suo Nonno aveva fatto armi e bagagli ed era partito per una destinazione ignota.
Cioè, Sandra era a conoscenza che L'Anziano non era ne il massimo della chiarezza ne il massimo della normalità , ma qui si sconfinava nell'assurdo.
La Domadraghi si impose di calmarsi mentre intanto diceva.
-Allora...io,L'unica Capopalestra di Johnto in grado di rivaleggiare con un Superquattro, dovrei andare alla festa di un moccioso per imparare come essere un Buon Allenatore? la voce di Sandra si era abbassata pericolosamente, diventando quasi un ringhio.
-Un moccioso che ti ha battuta- Rimarcò l'Anziano.
-Non esiste che io......
-Lance parte oggi, evidentemente ha capito quanto possa essere utile-
"Se Lance parte, io non posso essere da meno"
Sandra stava ancora li, indecisa su cosa fare....da una parte tutta quella storia era senza senso, dall'altra parte non riusciva ad accettare il fatto che
Lance andasse e lei no, era....
Una brezza leggera diede un taglio netto e deciso hai pensieri di Sandra, che riconobbe subito quel vento.
Un drago sta atterrando qui vicino
La Domadraghi si alzò con uno sbuffo seccato, richiamando Kingdra nella pokeball con un gesto stizzito, dopodiché si avviò verso la fonte di quel vento improvviso, chiedendosi chi era l'unico abbastanza idiota da far atterrare un drago nel bel mezzo di una città.... e, purtroppo, conoscendo già la risposta.
L'anziano di Ebanoboli sbuffò, seccato.
Sandra era già andata via da un bel po', e di certo non aveva gradito la sua richiesta.
"Lance mi deve un grosso favore"
Era ormai mezzogiorno inoltrato, e gran parte delle persone, chi per fame chi per sfuggire al caldo rovente, erano barricate in casa.
Eppure in casa di Red nessuno aveva ancora mangiato.
Non che fosse una cosa sorprendente, si disse Red, straiato all'ombra di un albero, senza fiato.
Il trillo del Pokegear lo scosse dai suoi pensieri.
Maledicendo il giorno in cui aveva installato la scheda telefono in quell’aggeggio, Red diede un'occhiata al display, cercando di capire chi l'aveva disturbato.
Quando capì che ha chiamarlo era stata Blue, decise, finalmente, di rispondere.
-Red, ci sei? chiese la ragazza, la voce leggermente gracchiante, forse a causa del Pokegear.
-Si, che succede? Rispose Red, incuriosito.
-Ho avvertito quasi tutti, ma Yellow non risponde, tu hai qualche idea? Sai dove potrebbe essere?
Il ragazzo si concesse un po' di tempo per pensare.
ma certo
di sicuro si trovava la.
Red stava per riferire il posto a Blue, ma lei lo anticipò, dicendo
-Io devo ancora avvertire qualcuno, puoi pensarci te? Grazie!
Prime che Red potesse fare qualsiasi cosa, il segnale di fine chiamata sancì la fine della conversazione.
"Senza possibilità di appello" si disse Red, contrariato.
Lui doveva ancora finire di allenarsi:se Ash era diventato un Maestro Pokemon, il Campione di Kanto non poteva certo sfigurare nel duello che ci sarebbe stato!
Il Campione di Kanto soppesò le due alternative: allenarsi in vista del duello che aveva preventivato di fare con Ash, oppure andare da Yellow.....
Pochi minuti dopo il boschetto era vuoto, e Red già in viaggio
[Parte di SoulNiky]Red camminava tranquillo, immerso nel verde di quell'immensa foresta. Gli alberi facevano filtrare un po' di sole dalle loro fronde, creando alcuni giochi di luce . In lontananza si poteva udire il dolce suono dell'acqua che scorreva in un ruscello.
Alcuni pidgey cinguettavano felici, era proprio un luogo magico.
Il ragazzo si guardò intorno, stava cercando qualcosa; o più precisamente qualcuno... Il problema era che lui non conosceva bene quel bosco, più volte si era perso senza rendersene conto.
-Il mio senso dell'orientamento fa proprio pena...-
il topolino giallo che seguiva l'allenatore annuì convinto.
Continuarono a camminare per alcuni minuti poi si fermarono; ma non perchè fossero stanchi:Red era rovinosamente caduto in terra.
-Ma porc...!insomma guarda tu cosa combino!E tu smettila di ridere!- il pikachu rideva tenendosi il pancino peloso con le zampine.
Il sedicenne si alzò in piedi un po' dolorante.Si tolse un po' di terra dai pantaloni e dalla felpa, ormai pieni di macchie verdi e marroni.
-Ma su cosa sono inciampato...Ma questo..!!!!-
raccolse uno zaino verde e un quaderno -Questi sono suoi!Allora deve essere qui vicino!- Raccolse gli oggetti e si rimise in cammino.
Evitò alcune radici ( non aveva nessuna intenzione di cadere di nuovo),
e finalmente la vide.
Era appoggiata a un tronco e dormiva serena. I capelli biondi erano sciolti, ed alcune ciocche ribelli le erano cadute su gli occhi chiusi.
Il grande cappello di paglia era appoggiato sul prato, vicino alla lunga canna da pesca.
Accanto a lei riposava chu-chu, la sua pikachu, che appena li sentì arrivare li corse incontro; o più precisamente corse incontro a pika.
Il moro guardò i due pokèmon scambiarsi alcune coccole.
Imbarazzato si avvicinò alla bionda che non si era ancora accorta di niente -Yellow...- provò a chiamarla ma la ragazza non si svegliava
Si avvicinò un po' di più -Yellow!- niente da fare, aveva il sonno pesante.
Red si avvicinò ancora di più, forse un po' troppo data la poca distanza dal viso della ragazza. Prese un bel respiro e poi urlò -YELLOW!-
Crystal stava sistemando alcune pokèball su gli scaffali del laboratorio. Ormai era diventata l'assistente del professor Oak a tutti gli effetti. La sua capacità di poter catturare i pokèmon in pochi attimi era stata dalla sua parte fin dall'inizio. Il professore si era subito fidato di lei, e la ragazza era felicissima di poter imparare sempre qualcosa di nuovo grazie alle ricerche dell'uomo.
Si a Crystal piaceva catturare pokèmon e studiarli. Già ma era quello che voleva?
Alcune volte rifletteva sulla sua scelta. Le venivano in mente le mille avventure passate in compagnia dei suoi migliori amici.
E quella telefonata di certo non l'aiutava. Blue l'aveva contattata riferendole che finalmente Ash era diventato pokèmon master, e aveva invitato tutti ad una mega festa. Lei ,troppo presa da un lavoro, le aveva risposto un veloce “si certo che ci sarò” ;ma ora non ne era molto sicura. Certo ci sarebbero stati i suoi amici ma a lei le feste non piaceva molto, troppa gente , troppa confusione.
Mentre rifletteva la porta del laboratorio si aprì sbattendo contro il muro, facendole cadere la sfera che stava appoggiando allo scaffale. Il pokèmon al suo interno uscì, e più veloce che poté scappò passando dalla porta appena aperta.
La blu girò la testa, e si ritrovò guardare due occhi dorati di un ragazzo che sorrideva divertito.
L'allevatrice rimase alcuni secondi interdetta, e questo servì all'allenatore per entrare ed accomodarsi pesantemente su di una sedia girevole, sedendosi al contrario e appoggiando le braccia allo schienale.
-Allora Crys come va? Ricevuta la grande notizia?-
Crystal sospirò, scese dalla scaletta sul quale era salita e sorrise di rimando al nuovo venuto.
-Ciao Gold -
Yellow si stava ancora massaggiando la testa. Era sicura che le sarebbe venuto un bernoccolo.
Stava dormendo tranquillamente, quando all'improvviso un urlo l'aveva svegliata, spaventandola. Ma proprio per via dello spavento aveva alzato la testa di scatto, andando a battere la fronte contro qualcosa.
Quel qualcosa era la testa di Red, e appena l'aveva capito era arrossita leggermente.
La bionda si legò i lunghi capelli con un elastico nero
-Dimmi Red, perchè mi hai svegliato?-
Il moro, che si stava ancora massaggiando la fronte, le si avvicinò
-Blue mi ha detto che non è riuscita a trovarti quindi sono venuto a cercarti-
La quattordicenne si sistemò il grande cappello di paglia con le due piume colorate, e impugno la sua canna da pesca
-E perchè Blue mi cercava?-
-Perchè voleva informarti sulla grande novità!-
La ragazza lo guardò ancora un po' assonata -Grande novità?-
Il moro annuì -Si!Devi sapere che Ash sta organizzando una festa visto la sua vittoria alla lega di Unima. E noi siamo tutti invitati!-